Lavoriamo in tanti, lavoriamo anche tanto (l’Italia è il Paese europeo dove, mediamente si lavorano più ore per persona). Ma male.

Produrre meno, produrre meglio

 Lavoriamo in tanti, lavoriamo anche tanto (l’Italia è il Paese europeo dove, mediamente si lavorano più ore per persona). Ma male.

È il paradosso della produttività. D’altronde a pesare su questa situazione, in Italia, oltre a un andamento demografico negativo e un aumento delle aziende a bassa produttività, c’è il peso enorme delle Pmi: «Logicamente – aggiunge Monducci – la produttività delle nostre tantissime micro-imprese non può essere paragonata a un’azienda di cinquecento dipendenti dove, in produzione, domina l’automazione. E non è nemmeno un merito o un demerito degli imprenditori, perché nelle medio-grandi imprese, la nostra produttività è simile a quella della Germania. Si tratta di una questione fisiologica che non si smonta nemmeno in vent’anni di tempo».

Detto questo: non siamo condannati alla stagnazione. «Fra le tante micro-imprese in crescita, bisogna studiare i fattori che determinano questa tendenza come l’innovazione, la digitalizzazione e le nicchie di mercato trovate e prenderle a modello».

Inoltre la pandemia pare abbia dato una scossa: «La digitalizzazione che, finora, era vista in molti casi come semplicemente l’acquisto di pc, ora sta avendo un’accelerazione mostruosa. Purtroppo ci sono ancora molte imprese statiche, ma chi è riuscito a cambiare, ha beneficiato di una grande opportunità di riposizionamento».

Che fare, dunque? «Le nostre analisi – aggiunge ancora il dirigente di Istat – hanno identificato migliaia di piccole imprese caratterizzate da un dinamismo elevato, che ha loro consentito di registrare una significativa crescita del fatturato, del valore aggiunto e anche della produttività. Si tratta di imprese che, seppure di dimensioni limitate, esprimono un approccio manageriale, effettuano investimenti, soprattutto in formazione dei dipendenti, praticano processi di sviluppo aziendale (differenziazione produttiva, modernizzazione tecnologica, introduzione di prodotti nuovi per il mercato), puntano sulla qualità come leva competitiva e utilizzano le possibilità offerte dal sistema finanziario e creditizio».

In tal senso i dati mostrano come le piccole e medie unità produttive con un grado di dinamismo alto o medio-alto presentino livelli di produttività del lavoro ampiamente superiori a quelli delle imprese appartenenti a classi dimensionali superiori, ma con un grado di dinamismo modesto o al più medio. «Considerando questa sorta di dinamismo accessibile – conclude Monducci – come un target potenzialmente raggiungibile da imprese di tutte le dimensioni e i settori, è possibile identificare con precisione i driver di un progressivo spostamento delle imprese italiane verso più elevati livelli di dinamismo, che sembra poter compensare, per le imprese di minore dimensione, almeno in parte i limiti di produttività e crescita derivanti dalla loro dimensione contenuta».

Giuseppe Pezzano

Imprenditore e filantropo. Proprietario della catena di Hotel The Art Inn e fondatore dell’OSA, l’Olympic Soccer Academy.

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